La cessione del quinto viene introdotta in Italia grazie al DPR n° 180 del 1950 che istituisce, in favore dei lavoratori dipendenti, la possibilità di destinare fino alla quinta parte della retribuzione netta mensile per poter pagare un prestito, con durata massima decennale. L’obbligo al pagamento viene posto in capo al datore di lavoro e la norma prevede la presenza di una copertura assicurativa obbligatoria che copre gli eventi di:

  • causa morte;
  • infortunio invalidante;
  • perdita impiego.

Inizialmente la garanzia era prestata dall’Istituto di previdenza dei dipendenti dello Stato per cui, di fatto, il prestito era riservato solo ai dipendenti pubblici; nel 2005, in seguito all’apertura del mercato assicurativo, l’INPDAP ha perso la sua posizione dominante, cosa che ha permesso l’ingresso delle compagnie private che hanno aperto il mercato ai dipendenti privati e ai pensionati.

La cessione del quinto è una particolare forma di mutuo garantito che sfrutta il meccanismo della cessione del credito, attraverso la quale il creditore, nel nostro caso il lavoratore dipendente o il pensionato, trasferisce una parte del proprio diritto di credito a un terzo soggetto, la banca, che lo riscuoterà dal debitore, che nel nostro caso sarà il datore di lavoro, in capo a cui sorge l’obbligo al pagamento della rata.

Il datore di lavoro che paga in luogo del dipendente ha consentito ai consumatori la possibilità di accedere al credito anche in presenza di segnalazioni su banche dati per ritardi o insoluti, diventando l’alternativa al prestito personale per i clienti problematici; tuttavia, a seguito di una decisa regolamentazione del settore, la cessione del quinto ha ribaltato la sua fama iniziale, essendo oggi un prodotto con basso profilo di rischio, alternativo rispetto al prestito personale e di sicura convenienza con tassi contenuti, grazie alle sue caratteristiche quali:

  • presenza della copertura assicurativa;
  • sicurezza del pagamento da parte del datore di lavoro;
  • basso profilo di rischio insoluti.